i carni e i carnuti i carni erano un gruppo etnico di origine celtica che dalle pianure tra il reno e il danubio si spostò, intorno al 400

I Carni e i Carnuti
I CARNI erano un gruppo etnico di origine celtica che dalle pianure
tra il Reno e il Danubio si spostò, intorno al 400 a.C., nella regione
della Carnia, attuale zona del Friuli.
I carni furono successivamente definiti anche Ciargniey (abitanti
della Carnia) a causa del loro vagare per le montagne con le loro
mandrie. Al tempo si servivano per difendersi dai lupi di un cane
molosso oggi scomparso, la cui razza Basloc era un incrocio tra gli
attuali cane lupo e aschi.
Le leggende sostengono che qualche traccia di insediamento dei
Ciargniey sia ancora visibile nei pressi di Tualis, percorrendo la
panoramica delle vette, zona che tutt'oggi è dedita al pascolo.
I CARNUTI erano un potente popolo celtico della Gallia, stanziato tra
la Senna e la Loira, nei territori che oggi corrispondono più o meno
ai dipartimenti di Eure-et-Loir, Loiret. Il loro territorio era
conosciuto tra i romani come il centro politico e religioso delle
nazioni galliche. Le loro città principali erano gli oppida di Cenabum
(Orléans) e Autricum (Chartres). E proprio in una di queste aveva
luogo la grande assemblea annuale dei druidi. Secondo una leggenda
riportata da Livio, i carnuti furono una delle tribù che al tempo di
re Tarquinio Prisco invase l'Italia sotto la guida di Belloveso. Nel I
secolo a.C., i carnuti battevano moneta, su cui compaiono immagini
come torque, cavalli al galoppo, triskelion, aquile, lune crescenti,
serpenti, pentagrammi e croci celtiche (queste ultime simboli sia del
sole sia dell'anno e delle quattro stagioni. Al tempo di Augusto,
sebbene non ancora romanizzati, i carnuti, che facevano parte della
Gallia Lugdunense, furono elevati al rango di civitas soda o di
foederati, mantenendo il loro auto-governo, le proprie istituzioni, il
diritto di battere moneta. Avevano comunque l'obbligo di prestare
servizio militare. Fino alla seconda metà del II secolo, Autricum fu
la loro capitale, ma nel 275 l'imperatore Aureliano ricostruì, dandole
lo status di civitas e il nome di Aurelianum o Aurelianensis urbs.
ABBIGLIAMENTO- Pantaloni, camicia, zoccoli, calze e stivali
PETTINATURE- Tutte le acconciature bipartite a treccia
ALIMENTAZIONE- Birra, carni suine, uso di grassi animali (strutto,
lardo, burro)
STRUMENTI- Forbici, spille da balia, pentole, olio combustibile per
lampade, martelli e mazze, ascia, makeup, spilli e aghi, tazze con
manici, trapano, cerchiatura della botte e della ruota, carro a due
assi, morso del cavallo.
FESTIVITA’ E TRADIZIONI
L’UOVO DI PASQUA- Presso i Celti l’arrivo della primavera veniva
celebrato con grandi feste i cui simboli erano: fiori, uova, cuccioli
di coniglio, e venivano offerti cestini di erbe intrecciate pieni di
uova alla Dea della Primavera Eostre. Dopo la Cristianizzazione, la
festa della Pasqua ha rimpiazzato la festa della primavera di cui però
ha conservato i simboli, tra cui il dono delle uova.
OGNISSANTI- (HALLOWEEN)- (e giorno dei morti)= SAMHAIN: in queste due
feste si pensava che le porte del annwn (regno degli spiriti) e sidhe
(regno delle fate) fossero aperte. A Samhain si celebrava il Capodanno
celtico e i rituali riguardavano il mondo dei morti, attraverso
divinazioni e narrazione di storie. Samhain era un lasso di tempo in
cui gli spiriti potevano liberamente mischiarsi agli esseri umani (da
qui l’idea delle maschere nate proprio per confondere gli spiriti).
1° MAGGIO BELTAIN- Beltain era una festività connessa al fuoco e alla
fertilità. Le greggi venivano condotte tra due fuochi, allo scopo di
purificarle dalle malattie dovute al lungo inverno trascorso al
chiuso. Vi erano cerimonie, giochi, assemblee e banchetti tenuti
all’aperto, tra diversi Clan. A Beltai tutte le attività lavorative
erano sospese.
CANDELORA = IMBOLC (2 febbraio)- La Candelora (2 febbraio) si colloca
a metà tra la notte più lunga dell’anno del solstizio d’inverno (21
dic.) e l’equinozio di primavera (21 marzo).
BACIARSI SOTTO IL VISCHIO- Il vischio è la pianta più sacra, perché
non ha radici che toccano terra ed è quindi pura. Le sue bacche sono
segno di fertilità (maturano in pieno inverno) ed il loro succo
ricorda il seme maschile. Baciarsi a Capodanno sotto il vischio
significa consacrare l’unione e garantirsi fertilità.
LUNA DI MIELE- Dopo il matrimonio, gli sposi potevano accedere per un
intero mese lunare alla bevanda sacra: l’idromiele. Questo nettare
garantiva la consacrazione dell’unione e l’energia necessaria ai
numerosi amplessi. Idromiele per un mese lunare= luna di miele.
ALBERO DELLA CUCCAGNA- Ancora presente alle feste di paese per il
calendimaggio e la “festa del ramo” la cui tradizione è stata
rinvigorita dalla Consulta Ligure, che è l’assemblea delle
associazioni culturali della Liguria. Alla festa del ramo, il primo di
maggio, si metteva una frasca sulla porta delle ragazze “da marito”.
L’ANELLO NUZIALE- quando ci si sposa: l’anello (o il cerchio) è un
simbolo di protezione e veniva messo all’anulare dei guerrieri perché
c’era la credenza che per quel dito passasse una vena direttamente
collegata al cuore (la “vena amoris”). Essere feriti in quel punto
avrebbe significato morire dissanguati. Poiché l’amore da sempre
risiede nel cuore, mettere un anello al dito collegato direttamente al
cuore significava catturare e proteggere l’amore/cuore dell’amata.
SANTI E DIAVOLI:
SANTA BRIGIDA- Le caratteristiche della dea Brigit o Bride (1°
febbraio) furono assorbite da Santa Brigida, una suora missionaria
omonima vissuta tra il 450 e il 525, i cui miracoli la fecero
identificare, presso il popolo, con l’antica divinità pagana. Santa
Brigida, divenuta poi seconda patrona d’Irlanda (dopo S. Patrizio).
SANT’ ANNA- Ana, Anna, è la madre della Madonna, protettrice delle
partorienti, ma Ana è uno dei nomi di Modron, Dea Madre, che ha cura
della vita e dei nascituri.
DIAVOLO= KERNUNNOS. Il Diavolo è probabilmente la figura demonizzata
del primitivo Dio Cervo, Kernunnos. La sua enorme popolarità tra la
gente comune lo fece sopravvivere al Cristianesimo.
SANT’ ANTONIO= LUGH (17 gennaio)- Lugh, antica divinità celtica,
veniva rappresentato come un giovane che reggeva un cinghiale, animale
particolarmente sacro presso i Celti. Sant’Antonio fu associato e
sovrapposto al culto preesistente. Gli attributi di Sant’Antonio
sarebbero stati ripresi proprio dal dio celtico; infatti divenne
guardiano dell’inferno come lo era Lugh e dispensatore di fuoco agli
uomini (e di qui la tradizione dei falò). La Chiesa ingentilì il
cinghiale trasformandolo in un maialino con un campanello al collo dal
quale il santo era sempre seguito, dicendo che era un diavolo da lui
ammansito. Anche la campanella del maialino sarebbe un simbolo di vita
e di morte, secondo la cultura celtica; infatti la campana rappresenta
l’utero della dea madre, di cui Lugh era figlio.
SAN GIOVANNI- ALBAN HERUIN (24 giugno)- I Celti danzavano intorno ad
enormi falò ed a pietre. Le erbe raccolte durante la notte di San
Giovanni erano ritenute le più adatte per preparare filtri, pozioni
magiche e praticare incantesimi. Le ceneri dei falò si pensava
avessero poteri taumaturgici, così come l’acqua delle fonti, dei
fiumi, del mare e persino la rugiada che si posava nel corso di quella
notte.
SITOGRAFIA
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www.celticworld.it.

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